Legato da Te Capitolo 1

Landon

«Landon sta andando a un appuntamento o aiuta qualcuno a traslocare? Non so dire se sembri chic o un senzatetto. I tatuaggi potrebbero far puntare in entrambe le direzioni.»

Mia madre aveva le più buone intenzioni, davvero, ma non stava certo contribuendo ad aumentare la mia autostima.

«Shh, ti sentirà. Sii gentile.» Laura avrebbe anche potuto risparmiare il fiato. Essere “gentile” non era una caratteristica della donna che ci aveva messi al mondo.

«Sono onesta, non cattiva.» Parole che erano diventate il suo mantra da così tanto tempo che ormai ci credeva.

La sentii muoversi in cucina. «Dove ha detto che avrebbe portato la ragazza con cui esce? Ma almeno sai come si chiama? Fa il testardo e non me lo vuole dire.»

Quella donna era una via di mezzo tra un bulldozer e un alce pazzo.

Nel salire le scale del seminterrato mi feci sentire così che potessero interrompere quella discussione penosa. «Ho sistemato tutto.»

Avevo sostituito la maggior parte dei cavi, ma lei avrebbe comunque dovuto smetterla di far funzionare migliaia di elettrodomestici tutti insieme, almeno finché non avessi finito il resto. Tuttavia, dato che avevamo avuto quella stessa conversazione almeno tre volte nell’ultimo mese, era inutile per me sprecare il fiato.

Ero più intelligente di mia sorella.

«Tornerò domenica per lavorarci un altro po’.» Perché, incrociando le dita, speravo di passare il sabato mattina sdraiato a letto con qualcuno di meraviglioso.

Avrei solo voluto sapere che aspetto avesse il mio Mister Meraviglia, perché a differenza di quanto pensava mia madre, era la prima volta che uscivo per incontrare un uomo. O, almeno, speravo lo fosse.

Un uomo.

Sì, proprio così.

E quella era davvero l’unica cosa che sapevo: volevo un partner più grande di me, che avesse la propria vita sotto controllo.

Mia madre non cercò nemmeno di nascondere la smorfia mentre mi guardava dall’alto in basso. «Passi da casa a cambiarti prima di uscire, vero?»

«Ti voglio bene, mamma,» fu tutto ciò che le dissi.

Mi voltai verso Laura e alzai gli occhi al cielo. «Mi accompagni fuori?»

Lei rise, annuendo. «Non ti preoccupare, fratellone. Ti salvo io da un altro interrogatorio.» Poi, prendendomi a braccetto, mi accompagnò verso la porta sul retro mentre la mamma si lamentava per la parola “interrogatorio”.

Quando fummo all’esterno e finalmente avemmo un po’ di privacy, mi diede un colpetto al bicipite. «Ignorala. Stai una favola.»

Non ne ero poi così certo, ma gli strappi posizionati strategicamente sui pantaloni mettevano in evidenza i miei tatuaggi; probabilmente, se fossi stato alla ricerca di una donna mi sarei sentito abbastanza sicuro di me.

Scrollai le spalle, cercando di trasmettere una sicurezza che non provavo. «Lo so.»

Laura rise, e quello fu il suo modo per dirmi che voleva credere alle mie stronzate. «Okay, non sono qui per pomparti l’ego.»

Arrivati alla macchina si guardò intorno prima di concentrarsi di nuovo su di me. Stringendomi il braccio, sollevò il capo e sorrise.

Sì, nemmeno lei aveva troppa fiducia nella mia serata.

«Ricorda, stai andando lì per fare esperienza e divertirti. Non si aspettano che tu sappia cosa stai facendo o cosa vuoi. Goditi la serata e vedi cosa ti fa sentire bene.» Era più eccitata di me.

«Già non sembrare un idiota mi farà sentire felice.» E dato che non avevo nessuna idea di cosa stessi per fare o di cosa cercassi, quella sembrava una prospettiva abbastanza ardua.

Laura soffocò una risatina. «Sono certa siano abituati a persone che non sanno esattamente cosa cercano.»

Lo disse con una tale sicurezza che mi venne voglia di crederle, ma ero abbastanza incline a pensare che quasi tutti quelli che andavano in un club BDSM sapessero almeno che ruolo ricoprissero nella vita, se Dom o sub.

Feci di nuovo spallucce e cercai di non sembrare preoccupato mentre le rivolgevo un sorriso rilassato, della serie ’fanculo a tutti. «Almeno è una cosa che finalmente potrò cancellare dalla mia lista dei desideri.»

Lei rise e fece un passo verso la casa. «Sono abbastanza sicura che la maggior parte delle persone non abbia “visitare un club BDSM” nella propria lista dei desideri, anche se forse dovrebbe.»

Poi, indicando l’auto, raddrizzò la schiena. «Ora vai, ci penso io a tenerla lontana da qualsiasi apparecchio elettrico almeno per le prossime dodici ore.»

Feci una smorfia, poco convinto. «Buona fortuna.»

Salii in macchina mentre lei continuava a ridere, dopodiché mi diressi verso l’interstatale. Il locale era un po’ lontano, ma dal momento che mi sentivo nervoso e che avevo ingerito una montagna di caffeina, decisi che avrei sfruttato il tempo del tragitto per rilassarmi.

Non ero ancora sicuro se fosse la decisione giusta, eppure continuavo a guidare, il che significava che una parte di me doveva aver pensato che perlomeno fosse un piano interessante.

Già, “interessante” probabilmente era un buon modo per descriverlo.

«Sto andando in un club BDSM quando non so nemmeno se sia qualcosa che potrebbe piacermi. Non ho idea se sia un Dom o un sub. E c’è di più: sono alla ricerca di un uomo, possibilmente un Dom, eppure non sono mai nemmeno uscito con un ragazzo.»

Avevo perso la fottuta testa.

Ma potevo dire che non era stata una mia idea.

Le donne erano così terribilmente prepotenti.

Se avesse funzionato davvero, Laura e Nat me l’avrebbero rinfacciato per sempre.

Quando arrivai al parcheggio vicino a quell’anonimo edificio che sembrava un magazzino non avevo ancora deciso cosa avrei fatto. Avevo solo una certezza, e cioè che qualcosa doveva cambiare, e quella sembrava essere l’unica cosa giusta.

Ma che diceva di me quella certezza?

I pochi metri fino alla porta non bastarono a farmelo capire. Però furono sufficienti a farmi apparire imbarazzato e teso.

Fantastico.

Senza dire nulla, il palestrato alla porta mi rivolse un’occhiata preoccupata prima di controllare il mio nome e indicarmi gli spogliatoi.

Fu mentre lasciavo la piccola area riservata che mi accorsi di aver trovato un nuovo e valido motivo per essere teso.

I miei vestiti.

Presi a ripetermi che stavo bene con quei jeans. Ma il problema era che le persone che avevo identificato subito come sub erano tutte molto meno vestite di me, e nessuno degli uomini che sembravano Dom aveva un piercing ai capezzoli, a differenza di me: i miei si vedevano chiaramente sotto la maglietta sottile che indossavo.

Perché sub significava andare in giro come se ci si fosse dimenticati di indossare la maggior parte dei propri abiti?

Non volevo che gli altri presumessero automaticamente che fossi un Dom, perché non era quello che mi aspettavo. Ma non avevo nemmeno alcuna intenzione di andare in giro con il culo al vento.

Non riuscivo a decidere se fosse meglio rimanere a torso nudo o tornare negli spogliatoi e rimettermi la maglia nera oversize che avevo utilizzato per andare a casa di mia madre. Nessuna delle due opzioni sembrava una buona idea, ma almeno l’altra t-shirt era più spessa e avrebbe nascosto i piercing ai capezzoli.

Fino a quel momento mia madre non li aveva notati, ma se non aveva preso bene i tatuaggi, potevo solo presumere che i bilancieri ai capezzoli sarebbero stati una mazzata.

Prima che potessi decidere cosa fare, un uomo molto vivace e quasi nudo mi saltò addosso, raggiante. «Landon?»

Annuii, tirando poi a indovinare. «Conner?»

Il tizio, praticamente senza niente addosso, sorrise ancora di più, ma tutto quel suo dimenarsi non fece che rendere sempre più difficile ignorare l’evidente gabbia per il cazzo che nascondeva sotto i piccoli e quasi del tutto neri… pantaloncini? Shorts? Boxer?

Non ero proprio tagliato per quel mondo.

È che non ero sicuro di come chiamarli, e mi stavano… distraendo; tuttavia, il fatto che mi stessi sforzando di guardarlo negli occhi sembrò solo divertirlo ancora di più.

«Se non avessi voluto che ti accorgessi di me avrei indossato qualcos’altro.» Arcuò ancora di più le labbra e io tentai di mascherare il mio disagio. «L’importante è che non mi guardi con un’aria da maniaco. Insomma, basta che non mi spogli con gli occhi. Sii educato.»

Annuii, e lui a quel punto ricominciò a parlare come se non avessimo appena discusso della sua mancanza di vestiti o del suo apparente desiderio di attenzione. «Andiamo a sederci. Vuoi qualcosa da bere? Analcolico sarebbe meglio per stasera, che ne dici?»

Avevo letto le regole che riguardavano il gioco e l’alcol, quindi feci un cenno affermativo con la testa e lo seguii al bar. «Acqua?»

Non ero certo che il mio stomaco potesse sopportare qualcosa di più forte, anche se quel posto sembrava un incrocio tra un pub e una vecchia biblioteca elegante.

Una volta prese le bottigliette d’acqua ci sedemmo; ancora non avevo deciso cosa dire, ma con Conner intorno quello non sembrava essere un problema. «Allora, se devo basarmi sul numero di Dom e sub qui intorno che non hanno fatto che squadrarti fino a questo momento devo dire di non aver ancora capito se sei l’uno o l’altro.»

Non avevo idea di come rispondere, così feci una vaga scrollata di spalle che di solito lasciava contenta la maggior parte delle persone.

Lui non era come la maggior parte delle persone.

«Questa conversazione e il tour saranno molto più veloci se collabori e mi parli.» Le sue parole erano taglienti ma il tono era dolce, e di conseguenza mi stava inviando segnali contrastanti.

«Me ne rendo conto.» Il fatto che ne parlassimo era propedeutico alla mia iscrizione al club, e non avevo certo nulla da ridire. Anzi, speravo che fosse d’aiuto.

Ai proprietari non era piaciuto quanto poco avessi rivelato su di me, sul modulo di richiesta, ma non mi sarei mai inventato stronzate solo per riempire gli spazi vuoti.

Conner sorrise, e mi ci volle un momento per capire che forse non era abbastanza. Bevvi un sorso d’acqua per guadagnare un momento e pensare, ma quello non contribuì affatto alla mia causa. «Non sono sempre un brillante conversatore. Scusami.»

Durante il periodo del liceo avevo passato più tempo a lavorare che a chiacchierare con le persone, quindi Laura diceva che mi mancavano le doti comunicative.

Conner respinse le mie scuse con un cenno della mano. «Va tutto bene. Cercheremo di evitare le chiacchiere e concentrarci sulle domande dirette. Meglio?»

Annuii, sentendomi sollevato. «Sì.»

Finché mi fossi sentito più a un colloquio di lavoro che a un appuntamento, sarei stato bene. Ero un asso nell’ottenere i posti di lavoro – negli appuntamenti, invece, non tanto.

Conner fece un cenno d’assenso con il capo e raddrizzò le spalle, sorseggiando la sua acqua, e in qualche modo quell’atteggiamento mi fece davvero sentire come se avessi a che fare con un potenziale capo… quasi nudo.

Per quanto bizzarro sarebbe potuto sembrare a chiunque, quello non avrebbe avuto il pregio di essere il colloquio più strano che avessi mai sostenuto.

«Allora, sulla tua domanda iniziale hai indicato “nessuna preferenza” per Dominante o sottomesso. Le cose sono cambiate?» Conner continuò a sorseggiare l’acqua come se fosse una semplice conversazione quotidiana.

Scossi la testa, più a mio agio con una domanda diretta. «Non lo so, ma non credo.»

In un’altra situazione mi sarei sentito strano a parlarne, ma era praticamente nudo e con una cock cage, quindi non sembrava un tipo incline a giudicare gli altri. «Io e la mia ex abbiamo giocato insieme, e in quel caso ero io a dominare lei, ma anche se è stato bello mi è sempre sembrato mancasse qualcosa.»

«Qualcosa relativo al suo genere o ti riferisci ad altro?» Prima che potessi rispondere, continuò: «Sto cercando di capire come indirizzare il nostro tour, perché sei davvero una tela bianca, sessualmente parlando.»

Fece una smorfia, poi aggiunse il carico: «Non mi sono espresso bene. Intendevo dire che non flirti, nemmeno inconsciamente, e non saprei dire se hai reagito a qualcuno.» Sorrise. «Nemmeno a me.»

Le sue parole mi fecero sorridere debolmente, e scrollai le spalle. «Tu sei attraente…?»

Il fatto che mi fosse venuto fuori come una domanda probabilmente contribuì alla sua risata, ma sembrò comunque capire che il mio era un complimento. «Grazie.»

Poi indicò la stanza con la bottiglietta che aveva in mano.

«Di solito però anche le persone confuse hanno reazioni istintive che rendono facile capire che qui è dove devono essere e qui c’è quello di cui hanno bisogno.»

Ricevetti un’altra lunga occhiata mentre bevevo, di nuovo pietrificato, e a quel punto aggiunse: «Sei sexy, e scommetto che hai un sorriso assassino quando lo fai uscire, ma non stai permettendo a nulla di te di trasparire.»

Fare spallucce non mi avrebbe aiutato, così trassi un respiro e cercai di immaginare quando avevo dominato Natalie. Eravamo solo amici, ormai, perciò era un po’ strano, ma lei era il mio unico termine di paragone. Nella mia mente la visualizzai legata al letto, e feci del mio meglio per mostrare con le espressioni del viso il modo in cui mi aveva fatto sentire.

Conner indietreggiò e si sventolò con la mano. «Sì, cazzo, è stato eccitante.»

Si raddrizzò e il suo sorriso tornò a fare la propria apparizione. «Ma stavi pensando a dominare la tua ex?»

Quando annuii, lui mi scrutò di nuovo. «È chiaro ti piacesse dominarla, quindi perché non hai pensato di cercare un’altra sub, o anche un sub maschile, se sei curioso?»

Era una domanda dannatamente buona.

«Non lo so. Ho sempre pensato anche agli uomini, e mi sembra che mi manchi qualcosa al di là del genere.» Uscire con un’altra donna senza aver provato a capire chi fossi sembrava un po’ ipocrita. «Per molto tempo sono stato dannatamente occupato… cose di famiglia, sai, e questa è la prima volta che non ho qualche emergenza a cui dover far fronte.»

«Quindi ora è il momento di concentrarsi su di te, intendi? Lo capisco.» Conner sorvolò di nuovo con lo sguardo tutta la sala. «Okay, hai detto uomo, non ragazzo, quindi come lo immaginavi?»
Serio.

Sicuro di sé.

E quelle probabilmente non erano le risposte giuste.

«Più grande di me. Dall’aria rilassata. Voglio che sappia cosa sta facendo, ma non mi piacerebbe vederlo che si atteggia a Dom in un film porno.»

Conner ridacchiò, eppure sembrava soddisfatto della mia risposta. «Va bene. Un Daddy o un Dom più tradizionale?»

Quando non feci altro che fissarlo sogghignò. «Proveremo con “più tradizionale” per ora.»

Dato che non ero sicuro di cosa intendesse con “Daddy”, probabilmente sarebbe stato meglio. «Okay.»

«Idealmente, se dovessi esplorare la sottomissione, ti piacerebbe incontrare qualcuno di tanto in tanto solo per avere un’idea di come vanno le cose o preferiresti qualcuno aperto alla possibilità di qualcosa di più serio?»

Prima di rispondere alla sua, avevo una domanda anch’io. «Questa non sembra la tipica conversazione sbrigativa alla “voglio assicurarmi che tu conosca le regole e non ti metta nei guai”. Lo fai solo per me?»

Ricevetti uno sguardo scettico e una risposta indiretta. «Se ti lascio in balìa di te stesso non riuscirai mai a risolvere le cose.»

Conner probabilmente aveva ragione, ma non ero sicuro di essere pronto ad ammetterlo.

Per fortuna continuò senza che dovessi commentare. «I veri Dom penseranno che tu sia un altro Dom, e i sub non sapranno se devono parlare con te o no. Mandi segnali contrastanti… quando li mandi. Sarà più facile per tutti. Fidati.» Poi tornò alla sua domanda precedente. «Vuoi che sia serio o solo qualcuno con cui sperimentare la faccenda?»

Deglutii, cercando di sembrare più sicuro di me e meno bisognoso. «Serio. Non mi piacciono le avventure.»

Perché non ne avevo mai avute, e cominciare in quel momento sembrava una cattiva idea. Avrei esplorato quel mondo solo se non avessi avuto una posta tanto alta in gioco.

Conner annuì come se pensasse che la mia fosse stata una buona risposta. «Ora dimmi, qual è la tua preferenza? Un ragazzo vestito di pelle o uno in giacca e cravatta?»

Quella era facile. «Giacca e cravatta.»

La maggior parte dei ragazzi agghindati dei porno non faceva per me, ma l’estate precedente avevo lavorato nell’edilizia, in un posto proprio accanto a una compagnia finanziaria di non so cosa, e quei vestiti non avevano fatto che attrarre la mia attenzione. «Ma la maggior parte di quei ragazzi non si accorge di me. È colpa dei tatuaggi, credo.»

Conner emise una risatina nasale. «Oh, posso garantirti che ti hanno notato, ma probabilmente non hai flirtato affatto.»

Scrollai le spalle, per niente disposto a concordare.

«In ogni caso, se esce fuori che sei un sub con i ragazzi, probabilmente avevi bisogno che fossero alla tua altezza.» Lo disse con un tono così oggettivo che quasi mi parve un’affermazione sensata.

«Non pensi che sia…» Non avevo una parola che suonasse giusta, ma Conner sembrò aver capito.

«No. Gli esseri umani sono creature affascinanti. Non sempre riusciamo a restare nelle piccole scatole ordinate che ritagliamo per noi stessi. Conosco Dom che sono anche puppy, little asessuali e tutto quello che c’è nel mezzo.»

Probabilmente non avrebbe dovuto farmi sentire meglio, eppure fu così. «D’accordo.»

Il suo sorriso era sempre più amichevole. «Va bene, quindi stiamo cercando un Dom dall’approccio rilassato, che non sia troppo giovane e che sia aperto a qualcosa di serio se doveste andare d’accordo.»

Quando annuii la sua espressione cambiò: sembrava molto soddisfatto di se stesso. «Okay, vuoi un ragazzo che ti dia molto spazio o uno che voglia tenerti d’occhio?»

Ero tornato a non sapere come rispondere. «Non voglio il livello “stalker”, ma voglio sentirmi importante. C’è una via di mezzo?»

A quella risposta sembrò che Conner stesse cercando di non ridere. «Non intendevo stalker, ma più come un ragazzo con la modalità Dom sempre attivata e che assume il controllo oppure uno che può spegnere quella sua indole un po’ più facilmente.»

Ah.

Provai a immaginare come sarebbe stato con un potenziale Dom anonimo e senza volto. «Non credo che “sempre attivo” sarebbe facile da gestire, ma forse se fosse con la persona giusta…»
Forse?

Conner capì il mio punto di vista. «Sì, a volte quello che pensiamo di volere cambia con la persona giusta.»

«Esatto.» Era solo che non ero sicuro di cosa volessi.

«Va bene, niente Dominante come stile di vita, per cominciare. Ora, credo di conoscere un Dom che potrebbe essere davvero adatto a te, ma se non ci sono scintille ti presenterò a qualche altro ragazzo.»

Non poteva essere così facile.

Niente nella mia vita era mai stato tanto semplice.

Probabilmente mi ero rilassato abbastanza da mostrare il mio scetticismo, perché Conner rise. «Almeno non sei più una tela bianca.»

Si alzò in piedi, finì l’acqua e sorrise con un’aria determinata. Allora mi tornò in mente che era quasi nudo e mi affrettai a prendere da bere per distrarmi. Peccato che quella dannata bottiglietta, chissà come, si era svuotata.

Conner ignorò il mio strano comportamento e mi afferrò il braccio, poi mi tirò in piedi come se fosse diventato il mio nuovo migliore amico. «Andiamo a cercare un Dom per te.»

E ancora una volta mi chiesi in che diavolo mi fossi cacciato.

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